SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' CUTROFIANO

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venerdì 23 maggio 2014

QUESTA SERA (VENERDI 23 MAGGIO 2014) ORE 20.30 COMIZIO DI CHIUSURA CAMPAGNA ELETTORALE ELEZIONI EUROPEE IN PIAZZA CAVALLOTTI A CUTROFIANO



QUESTA SERA (VENERDI 23 MAGGIO 2014) ORE 20.30 

COMIZIO DI CHIUSURA CAMPAGNA ELETTORALE 

ELEZIONI EUROPEE IN PIAZZA CAVALLOTTI A 

CUTROFIANO

http://www.sinistraecologialiberta.it/politica/europee-2014/

Alexis Tsipras


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venerdì 7 marzo 2014

DOMENICA ORE 10.00 IL GRUPPO CONSILIARE DI MINORANZA INCONTRA LA CITTADINANZA


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“NUOVE IDENTITA’” La Comunità dei Valori "

Il gruppo politico di SEL ritiene che nell’ambito della costruzione “comune” di un programma di governo da sottoporre alle altre forze politiche e alla cittadinanza sia necessario partire dalla comprensione dei fenomeni sociali ed economici in atto per arrivare ad un “governo delle trasformazioni” che, inequivocabilmente, bussano alle nostre porte e segnano già il nostro futuro.

La velocità del cambiamento tecnologico ed economico non collima con la capacità della società di assimilare i nuovi usi che si vengono a determinare e le abitudini così acquisite, con il tempo, farle diventare “tradizioni”.

Si pensi al tema delle energie rinnovabili o alla crisi produttiva del settore agricolo che deve reinventare nuovi usi degli spazi rurali, tradurli in forme economiche sostenibili e stabilizzarli socialmente.

C’è una evidente dissonanza nell’individuo/società fra Spazio vitale e Tempo percepito.

La società contemporanea è perciò caratterizzata da una grande “precarietà” ed incertezza sul futuro, dovuta all’incapacità di cogliere i cambiamenti in atto e dalla velocità ed inesorabilità con cui questi si presentano e, più in generale, alla caduta delle “ grandi narrazioni” del XX° secolo, ideologie comprese.

L’idea del novecento fu che il fine del progresso fosse la “giustizia sociale” - riduzione delle ineguaglianze, emancipazione, diritti - da ottenere tramite l’organizzazione sociale in partiti di massa, l’accesso e la pubblicizzazione dei principali servizi sociali come la sanità, l’istruzione, l’acqua, l’energia, la mobilità. La produzione economica era organizzata per Stati Nazionali, così pure quella sociale e politica. In tutti i settori l’obiettivo principale era la crescita ad ogni costo e senza limiti.

La società attuale è invece caratterizzata dalla profonda crisi dei “valori” del novecento. La crescente sfiducia del cittadino nei confronti dello spazio pubblico, della Politica, dei partiti come forme atte a garantire quell’idea generale di progresso sociale, la crisi delle ideologie hanno prodotto la perdita dell’identità sociale e avviato un processo di atomizzazione della società.

L’individuo, al di fuori di ogni logica comunitaria, costruisce la propria identità e acquisisce certezze tramite il solo meccanismo del consumo, associandosi ad un marchio d’impresa che ne garantisce e certifica, tramite il marketing, il proprio modello, in una inappagante azione compulsiva che non soddisfa alcun bisogno/mancanza.

Questa società dell’individuo, del tutto e subito, non insegna la pazienza, il sacrificio, la mediazione, lo sforzo costruttivo.

L’individuo, privo di una visione comunitaria o almeno solidaristica, spaventato dai nuovi fenomeni sociali, come le migrazioni, il depauperamento ambientale, appare impreparato a cogliere il cambiamento in atto e disposto perciò a barattare il tema della libertà con quello della sicurezza, nel senso che all’aumento della prima corrisponde sempre un decremento della seconda.

Nel novecento si afferma l’economia come principio di razionalità che governa tutte le altre vicende umane e sociali.

La produzione e l’organizzazione economica odierna avviene ad un livello sovranazionale, basata su processi di dominio e controllo sociale che non avvengono all’interno del tradizionale rapporto di produzione delle fabbriche o dei campi ma su più raffinati strumenti che agiscono sulle componenti relazionali ed affettive degli individui, almeno nei paesi ricchi.

I mercati dei capitali e delle merci si sono trasferiti in "un nuovo spazio, socialmente extraterritoriale", ben più forte dello spazio del singolo Stato Nazione, e per affrontare questa nuova situazione sono necessari strumenti diversi da quelli finora adoperati.

Fenomeni di delocalizzazione produttiva sono in atto anche nel Salento generando crisi occupazionali e sociali, come nel settore tessile e calzaturiero o più recentemente la vicenda della ex Manifattura Tabacchi di Lecce.

Il primo articolo della Costituzione Italiana afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro mentre all’art.4 riconosce il lavoro come un diritto fondamentale dei cittadini e ne promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Il lavoro oggi ha subito una profonda trasformazione sociale, rompendo il suo tradizionale rapporto con il capitale, come elemento centrale nella creazione del “valore”.

La creazione del valore capitale nella società moderna è dovuta principalmente alla produzione immateriale intesa come il valore estetico, sociale e simbolico che viene attribuito al bene di consumo che dipende sempre più dai fattori immateriali che riesce ad inglobare e trasmettere all’individuo-consumatore.

In secondo luogo, svincolando la produzione materiale dal valore capitale, il lavoro diventa un fattore variabile della produzione, delocalizzabile e precarizzabile, da utilizzare con la massima flessibilità.

In altre parole i lavoratori tradizionali si trasformano ora in liberi professionisti della precarietà, senza prospettive certe e acuendo le difficoltà di generare rapporti sociali stabili, costruirsi una famiglia e generare prole, che almeno era una certezza per i lavoratori del ventesimo secolo.

La società contemporanea ha generato la crisi dei legami sociali (nazione, partiti politici, famiglia, affettivi), l’individualizzazione, la paura e l’incertezza del futuro, la risposta xenofoba nei confronti dei migranti e più in generale di ogni diverso, degli anziani, di ogni escluso dal modello consumista/identitario.

Partiamo dal contrasto di questi fenomeni per costruire la nostra comunità, solidaristica, inclusiva, valoriale ed identitaria.

Comunità ed Identità sono aspetti congruenti perché il nostro concetto comunitario, l’unico possibile oggi, si basa sulla continua negoziazione delle differenze.

L’appartenenza ad una comunità (di identità), non rappresenta più un fattore rigido di appartenenza, ma è un processo di produzione individuale che può sempre essere messo in discussione e rinegoziato.

Per quanto sopra si ritiene utile aprire un confronto con tutti i soggetti che, partendo dall’analisi svolta, indipendentemente dalle posizioni ideologiche di partenza, si riconoscano in questo metodo, condividano la volontà di costruire un nuovo percorso comunitario volto a costruire quella società di valori che contrasti i processi degenerativi in atto, tanto sul piano economico quanto su quello sociale.


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