sabato 15 ottobre 2011

UN PARADOSSO CHE FA SOGNARE di Laura Pironti SEL Cutrofiano


Già nel 5° secolo a.C. Zenone di Elea, ritenuto dai più come lo scopritore della dialettica, formulò i suoi paradossi. Dimostrazioni che, partendo da presupposti generalmente riconosciuti come validi, giungono a conclusioni contrastanti con l'esperienza.
L’eleate elaborò le sue tesi nell’ambito dell’impossibilità del moto, ma queste possono essere calate perfettamente nell’esperienza odierna. Il nostro sistema politico.

Viviamo in un epoca in cui la politica è urlata, esagerata, millantata.In realtà, essa è “solo per alcuni”. Da qui, dunque l’antinomia: la res-publica, “la cosa di tutti” concessa solo a pochi. Per fato, per contingenza o forse a causa di forze maggiori o semplici scelte?

Ecco, il paradosso si ripropone: vicende politiche come clamorosi bombardamenti incastrati in una disinteressata a-politicità giovanile.

Quella che dovrebbe essere guida per determinare la condotta degli uomini, modalità di stare insieme tra loro, di riorganizzare un presente in vista di un futuro credibile ovvero l’Arte di governare le società, in verità è ferma, imprigionata, mercificata.

Qualcosa però si muove, anche se silenziosamente, a discapito delle antitesi presocratiche e al di qua degli schermi chiassosi e delle esplosioni mediatiche. Ci sono i bisbigli di un popolo giovane, inarrestabile ed attivo che non accetta la politica solo come contesa dei leader.

Sono i ragazzi che credono nel movimento, nella continua ricerca mettendosi in discussione. Confidano nella democrazia e nel potere della cultura. Essi fanno domande senza dare troppe risposte. Rilanciano sacri valori dell’inviolabilità della vita, della centralità della persona che invece, troppo spesso è “reificata”, minacciata dal totalitarismo dei valori di scambio, dall’economia e, a volte, dalla politica stessa.

Sono i ragazzi del Sud, quelli che hanno intorno bellezza incredibile e che vivono nella luce e nei colori ma allo stesso modo sono intrappolati nel cemento, nello scempio quotidiano, dove tutto diventa difficile. Tirare avanti, studiare, fare una famiglia è quasi impossibile. E come se non bastasse questi stessi ragazzi, si dice, “se rimangono, lo fanno perché sono rassegnati, sfiduciati, cinici e apatici, perché non sanno fare niente”. Infatti, prima la diaspora delle braccia, ora quella delle menti meridionali svuotano la terra del sole. E qui rimane il silenzio.

Ecco perché i giovani del Sud bisbigliano, mormorano. Lo fanno ancora tra di loro, nelle piccole sezioni di partito, tra i quartieri, nei taciti paesotti di provincia. Ma ci credono e sono pronti a urlarlo.

Così, sogno un paradosso nuovo.. mentre attorno quasi tutto decade, s’impoverisce, muore, il Sud rinasce.

Laura Pironti
SEL Cutrofiano

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