venerdì 10 giugno 2011

REFERENDUM 12 E 13 GIUGNO 2011: INTERVENTO SUL NUCLEARE DELL'INGEGNERE STEFANO CALO'


Il quesito recita così:

"Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del D.L. 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?".

Le polemiche riguardo all’evidente intenzione del legislatore di quel Decreto Legge e della successiva modificazione, di facile esplicitazione sin dal testo legislativo, di non voler “impedire la realizzazione e la gestione di centrali nucleari”, si resero ancor più palesi in seguito alla conferenza stampa del vertice italo-francese tenutosi a Roma il 26 aprile 2011. In tale occasione “il legislatore” dichiarò di essere “assolutamente convinto che l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo”, confermando di non intendere alcuna esclusione dell’opzione nucleare, bensì solo una sospensione in attesa “di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, … sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore” e rimandando, o meglio subordinando il tutto anche alle “decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea”.

Il legislatore ammise, inoltre, che l’opinione pubblica italiana era talmente “spaventata” dagli eventi di Fukushima da non poter essere sottoposta a consultazione referendaria. Che dire: eccesso di buon senso paternalistico? Si osservi che, nella Comunicazione della Commissione al Consiglio Europeo e al Parlamento Europeo, avente ad oggetto «Una politica energetica per l’Europa», del 10/01/2007, si indica chiaramente che “spetta ad ogni Stato membro decidere se ricorrere all’energia nucleare”, non sottraendo nulla alla sovranità nazionale: basti pensare alle recenti, autonome decisioni del Governo Tedesco.

Affrontato, per quanto con una certa superficialità, il quadro normativo di riferimento, vengo ora ai motivi più passionali che, secondo una buona parte del mondo scientifico, dovrebbero suggerire con forza l’abbandono dell’energia nucleare.

Si parla tanto, di questi tempi di sostenibilità ambientale, e ad essa si associa, in maniera inscindibile, il concetto di energia rinnovabile. Cerchiamo di comprendere la differenza, tanto per cominciare fra le fonti energetiche classiche (essenzialmente petrolio e carbone), definite fossili, e le fonti rinnovabili.

La differenza consiste essenzialmente nella modalità con la quale esse si riproducono, poiché, come noto, tutte le forme di energia provengono da un’unica fonte primaria: il Sole. Pensiamoci, infatti, per un attimo: i combustibili fossili e i gas naturali (RISORSE NON RINNOVABILI) si generano grazie ai meccanismi di fotosintesi, quindi è stato il Sole, nei millenni precedenti, ad accumulare queste energie (e anche i prodotti che noi produciamo mediante la loro combustione) nelle viscere della Terra.

E il nucleare non fa eccezione: anche l’uranio e le altre sostanze radioattive (RISORSE NON RINNOVABILI) nei milioni di anni che precedono la data odierna si sono formate (sempre grazie al Sole) e si sono accumulate.

La differenza fra le risorse rinnovabili (sfruttamento dell’energia del vento e dell’energia solare in maniera diretta) e quelle non rinnovabili appena citate va letta in duplice veste:

1) La rinnovabilità consente il non esaurimento della risorsa: questo determina, in quella branca delle scienze sociali chiamata “geopolitica”, una sostanziale stabilità del valore della risorsa. Di riflesso stabilità dei prezzi, assenza di crisi energetiche, ma, soprattutto, possibilità per tutti i governi del mondo di poter raggiungere quell’auspicabile livello di indipendenza energetica, condizione assolutamente necessaria per uno sviluppo sostenibile, non solo ambientalmente, ma anche socialmente, perchè ragionevolmente lontano dalle attuali logiche di accaparramento delle risorse che sempre degenerano in guerre. Poiché, dalla preistoria le guerre si fanno per accaparrarsi risorse utili alla propria esistenza!

2) Seconda chiave di lettura della differenza: Sfruttare una fonte rinnovabile diretta significa non dover produrre prodotti di scarto (o perlomeno ridurne significativamente le quantità). E qui viene la riflessione primaria, fondamentale, che oggi i supporters del nucleare fanno finta di non vedere. Infatti, se l’uso del petrolio riporta in atmosfera composti del Carbonio che da milioni di anni erano conservati sottoterra, disordinandone il ciclo della CO2 anche in ragione della diminuzione dei polmoni verdi nel nostro pianeta, il NUCLEARE fa anche peggio: produce qualcosa che non è semplice anidride carbonica, potenzialmente riassorbibile dalle piante. Produce qualcosa di estremamente pericoloso, che mantiene la propria carica radioattiva, parlo evidentemente delle scorie, per MILIONI DI ANNI (in relazione al naturale “tempo di dimezzamento radioattivo” della sostanza utilizzata… penso al Plutonio, che rimane radioattivo per 200.000 anni, o peggio, penso all’Uranio Isotopo 238, quello di Chernobyl, per darvi l’idea, che rimane radioattivo per 4.000.000 di anni). Signori, le scorie prodotte dalle centrali nucleare vanno isolate e controllate non per vent’anni, non per cento anni. Vanno stipate in contenitori idonei PER SEMPRE! Questo vuol dire che da oggi, giorno di produzione di un chilogrammo di scoria, e per sempre, questa scoria va protetta, isolata, conservata e soprattutto difesa militarmente da qualsiasi attacco terroristico!

Vorrei ora sfatare alcuni luoghi comuni sul nucleare, soprattutto quelli che oggi i nuclearisti usano come arma (spuntata) per argomentare le proprie opinioni:

1) Il nucleare, per quanto detto, non è una fonte inesauribile: realizzeremmo centrali nucleari per utilizzare una risorsa che è presente, sulla Terra, in quantità idonee ad uno sfruttamento di 80-100 anni. Questo vuol dire rimandare il problema energetico globale ai nostri figli, quando invece già oggi abbiamo le soluzioni!

2) Il nucleare produce Gas a Effetto Serra? L’”emissione specifica” di CO2 (per emissione specifica si intende l’emissione per unità di energia prodotta) non raggiunge i livelli dei combustibili fossili (ovviamente), ma è comunque superiore all’emissione specifica di altre fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico).

3) Il nucleare spreca, nel proprio processo produttivo, milioni di tonnellate di acqua. In quantità, per unità di energia prodotta, molto superiore alle altre fonti.

4) L’acqua di raffreddamento di una Centrale Nucleare entra nel processo produttivo ad una determinata temperatura e ne esce, ovviamente, a temperatura molto superiore a quella dell’ambiente nel quale viene reimmessa, determinando un subdolo inquinamento termico che porta sconvolgimenti, anche importanti, per gli ecosistemi marittimi.

5) Il nucleare non risolve il problema della dipendenza energetica dell’Italia: come oggi si acquista la fonte o l’energia già trasformata, domani si acquista la sostanza radioattiva, oggi prodotta in aree del mondo politicamente e militarmente instabili (come il Niger).

6) Il nucleare è vulnerabile? un eventuale attacco terroristico determinerebbe il doppio effetto di drammatico inquinamento delle zone circostanti e di pericolosa interruzione della produzione energetica. Questo secondo fattore dipende, evidentemente, dalla localizzazione concentrata del sistema produttivo, a differenza, per esempio, della produzione solare, che risulta diffusa, e quindi potenzialmente protetta da un attacco di grande dimensione. E’ come se avessimo una banconota da 500 euro in tasca, e invece 50.000 monetine da un centesimo sparse nel giardino di casa! Il ladro sarebbe scoraggiato dal raccogliere 50.000 monetine!

In ultimo, nemmeno appare ragionevole il dubbio, posto dai malpensanti, su quale sia la migliore alternativa energetica al nucleare e alle fonti fossili oggi utilizzate.

L’alternativa c’è. E soprattutto è un’alternativa assolutamente CREDIBILE: l’energia solare e l’energia eolica! Ma non ce lo dice solo la Puglia, giusto per non fare la sviolinata a Fratoianni: ce lo dice la Germania, ce lo dicono i paesi scandinavi…

Partirò da un paragone, anche perché la vicenda del fotovoltaico a Cutrofiano è stata vissuta molto intensamente, e quindi molti di voi ne sono a conoscenza:

- come purtroppo ha dimostrato il recentissimo evento sismico in Giappone e il conseguente incidente alla centrale nucleare di Fukushima, non è opportuno avere popolazione entro un raggio di almeno 20 km da un reattore a causa dell’immediata contaminazione anche con incidenti di rango 4 (su una scala di 7), cioè in un cerchio di superficie oltre 1.200 km quadrati. Questo significa delocalizzare la popolazione residente (e ovviamente abbandonare coltivazioni e tutto il resto) in un’area complessiva dell’ordine di 120.000 ettari! Ebbene, in questi 120.000 ettari potrebbero stare ben 55.000 MW di fotovoltaico, cioè oltre 7 volte di più di quanto servirebbe per erogare la stessa energia del nucleare! Alla faccia del consumo di territorio!!! E alla faccia dei costi: anche assumendo che le centrali nucleari fossero localizzate in aree a bassa densità di popolazione, diciamo mediamente 50 abitanti per km quadrato, si tratterebbe di 60.000 persone, cioè circa 15.000 famiglie, o ancora circa 60.000 abitazioni da ricomprare per un costo non inferiore a cinque miliardi di euro. Questo a fronte di nessuna delocalizzazione necessaria per le installazioni fotovoltaiche, a meno che qualcuno non sia così esteta da non sopportare qualche pannello a qualche centinaia di metri da casa (schermato dalle necessarie opere di mitigazione paesaggistica).

A questo punto si sentono già li strali (in principio nemmeno sbagliati) degli esperti: l’energia fotovoltaica è intermittente, non programmabile, non disponibile di notte, imprevedibile. Vero! Come è vero che esistono metodi di immagazzinamento dell’energia. Mi viene in mente, ad esempio, il sistema utilizzato nelle centrali idroelettriche: si fa scendere giù l’acqua e si aziona la turbina quando serve energia, e invece quando si ha tanta energia da poterla sprecare (ad esempio quella del sole, disponibile di giorno), si risale l’acqua a monte per mezzo di una pompa. Si perde in termini di rendimento? Certo! Ma non vi sembrino cose da pazzi! Pensate per un attimo a questo sistema come ad una risposta all’intermittenza dell’energia solare. In fondo una pila, o la batteria del nostro telefonino si comporta, in soldoni, esattamente allo stesso modo: si ricarica per essere scaricata in un altro momento.

In conclusione, non solo il Nucleare è la fonte di energia MENO RINNOVABILE di tutte, per definizione, poiché quando finisce l’Uranio, il suo tempo di rigenerazione è di milioni di anni! Ma, fra tutte le altre forme di energia oggi conosciute, genera i prodotti di scarto più longevi, più pericolosi, più cancerogeni per l’umanità!

ALLORA PERCHE’ NELLO SPECIFICO IL GOVERNO ITALIANO VUOLE IL NUCLEARE?

Una sola risposta in favore del nucleare: come le altre energie fossili (es. gas, carbone), il nucleare permette di centralizzare il potere e il guadagno tra le mani di poche persone. In una parola il nucleare rende possibile quella che oggi c’è, ma domani si auspica possa scomparire: L’OLIGARCHIA ENERGETICA.

GRAZIE



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